
Splasc(h) (H1522)
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Rino Vernizzi
Green Moon
1. Green Moon 
2. Black And Woman
3. Yellow Submarine
4. Thriving From A Riff 
5. Memory
6. Lili
7. White Lapsus
8. Relham
9. Entropia
10. Line For Lyons
11. Wallangap
12. Requiem For Giananadrea
13. Yanked Land
14. Persian Lab Rag 
15. Vivacity Rag
Rino Vernizzi - fagotto
Roberto Taufic, Chitarra - 1/6
Pietro Cresto-Dina - basso 1, 2, 5, 6, 7, 9, 12
Sergio Chiricosta - Trombone 2,12
Marco Puxeddu - batteria 1, 2, 5, 6, 7, 9, 12
Giampaolo Ascolese - batteria 3, 4, 8, 10, 11
Elio Tatti - basso 3, 8, 10, 11
Michele Ascolese - chitarra 3,10
Gianluca Renzi
- basso 4
Antonello Vannucchi - piano 8, 11
Basson Quartet by Rino Vernizzi 13, 14,15
Basson Quartet by Rino Vernizzi 13, 14,15
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In una lunga conversazione con chi scrive, pubblicata
dal nostro sito nel settembre del 2008, Rino
Vernizzi spiegava come si sentisse oramai libero di muoversi sui terreni più
svariati, senza preoccupazione di etichette, generi e via limitando. In questo disco
il fagottista passa, per così dire, ai fatti.
Green Moon è una lunga, rapsodica, escursione sulle tante strade del jazz.
Si comincia con un brano accompagnato da un'orchestra d'archi secondo una formula
che fu tanto cara anche a Charlie Parker. Lungo il cammino si incontra il glorioso
Line For Lyons, hit del quartetto pianoless di
Chet Baker
e Gerry Mulligan, ma ci si imbatte anche nei Beatles, in Gustav Mahler, nella bossa
nova, nello stesso Bird di cui viene riproposto un "Thriving From a Riff"
preso a una velocità mozzafiato, insospettabile in uno strumento "pesante" come
il fagotto.
L' atmosfera prevalente è quella del be bop, con citazioni monkiane evidenti
("Entropia " è basato sulla struttura armonica di "In walked bud ").
A fine percorso Vernizzi si concede però anche una stralunata incursione nel rag:
gli ultimi tre brani, materiale del primo decennio dello scorso secolo, sono infatti
eseguiti da un Bassoon Quartet immaginario, che vede la sovraincisone di
quattro parti tutte eseguite da lui.
A dare unitarietà a questo lungo e tutt'altro che lineare excursus è la
voce dello strumento del musicista parmigiano. Voce bellissima e flessuosa, capace
di volate mozzafiato come nel citato brano di Parker, come di tenerezze liriche,
di ironia e di abbandono, incredibilmente adatta allo swing jazzistico.. Pur riconoscendo
il valore dei molti musicisti impegnati nei quindici brani bisogna dire che è proprio
il fagotto di Vernizzi a tenere sempre viva l'attenzione dell' ascoltatore, a rendere
affascinante e fresco un linguaggio fin troppo abusato e frequentato come quello
del bop anni 50.
Ha ragione
Ornette
Coleman: non sono i generi musicali ad essere in primo piano, ma i musicisti
che li interpretano.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
05/04/2017 | LEZIONI (chitarra): (B. Patterson, T. De Caprio, M. Ariodante, G. Continenza, G. Continenza, G. Fewell, N. Di Battista, A. Ongarello, D. Comerio, A. Tarantino, S. Khan, A. Bonardi, M. Falcone, A. D'Auria) |
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Data pubblicazione: 05/04/2010
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