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E’ morto Jack DeJohnette: la batteria “multidirezionale” che ha cambiato il jazz

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Il 26 ottobre 2025 è morto a 83 anni, a Kingston (NY), Jack DeJohnette, a causa di una insufficienza cardiaca congestizia.

Nato a Chicago il 9 agosto 1942, DeJohnette inizia come pianista classico a quattro anni e passa alla batteria in adolescenza. A metà anni ’60 si trasferisce a New York in cui suona inizialmente con Charles Lloyd, poi nel 1968 approda con Miles Davis e partecipa alla rivoluzione elettrica di Bitches Brew e alle session successive, diventando una voce chiave del jazz-fusion.

Con ECM firma un lungo tratto di carriera come leader e co-leader; dal 1983 è pilastro del celebre Standards Trio con Keith Jarrett e Gary Peacock, laboratorio live e discografico che ridefinisce l’arte del trio moderno in cui ogni intervento ritmico e sonoro ha sempre avuto un ruolo e un peso funzionali al contesto.

DeJohnette nel 2012 è nominato NEA Jazz Master, massimo onore del jazz negli USA. Ha vinto due Grammy: nel 2009 per Peace Time (Best New Age Album) e nel 2022 per Skyline (Best Jazz Instrumental Album). Oltre a Miles Davis e allo Standard trio di Keith Jarrett, DeJohnette ha suonato anche con molti musicisti tra cui, oltre a Charles Lloyd, Herbie Hancock, Bill Evans, Sonny Rollins, Alice Coltrane, John Scofield, Pat Metheny, Jan Garbarek. Leader di album a suo nome, segnaliamo particolarmente Special Edition, New Directions, Parallel Realities.

Il suo drumming è stato spesso descritto come multidirezionale: impulso propulsivo, orchestrazione dei timbri, dinamiche elastiche e una capacità rara di ascolto che gli permetteva di “abbracciare” gli altri strumenti senza invaderli. È la cifra che lo rende unico tanto nei contesti elettrici (Davis, Abercrombie, Scofield, Metheny) quanto nell’acustico, finanche cameristico, di Jarrett.

Un batterismo che ha inequivocabilmente contribuito alla crescita dei generi riuscendo a ricoprire il fondamentale ruolo di ponte tra tradizione e avanguardia. Una vera e propria architettura sonora, capace di essere sia struttura di sostegno che framework nel quale muoversi liberi e vivere la musica come spazio di relazione.