2025, April Records
- The Big 5 (6:12)
- Changing Tides (6:01)
- All… (6:18)
- Bendico (5:37)
- Vice Versa (6:44)
- Martha’s Dance (6:34)
- Dunkelflaute (6:26)
Rolf Thofte – tromba, flicorno
Andreas Toftemark – sax tenore
Rasmus Sørensen – pianoforte
Jakob Roland – contrabbasso
Henrik Holst Hansen – batteria e percussioni
Con Martha’s Dance, il trombettista e compositore danese Rolf Thofte firma un debutto sorprendentemente maturo e personale. Pubblicato da April Records, il disco si muove tra lirismo nordico e una sottile vena di inquietudine contemporanea, restituendo un jazz che dialoga con l’intimità della vita quotidiana — in particolare con l’esperienza della paternità — senza rinunciare alla ricerca timbrica e ritmica.
Il viaggio sonoro di Martha’s Dance si apre con “The Big 5”, un brano dal passo deciso e un groove quasi “second line”, dove la sezione ritmica guida un interplay vigoroso. Thofte e Toftemark dialogano con una naturalezza che richiama il jazz americano più viscerale, ma filtrato attraverso una sensibilità nordeuropea, lucida e introspettiva.
“Changing Tides” e “All…” introducono una dimensione più contemplativa: melodie sospese, dinamiche misurate, un uso sapiente dello spazio. Qui emerge la scrittura di Thofte, capace di suggerire movimento anche quando tutto sembra immobile. Il pianismo di Rasmus Sørensen — arioso, mai invadente — agisce come una corrente sotterranea che trasporta il discorso musicale, mentre la tromba assume il ruolo di narratore, fra malinconia e speranza.
Con “Bendico” e “Vice Versa”, il quintetto mostra la sua flessibilità: il primo è un esempio di composizione istintiva e melodicamente immediata, nata — come racconta l’autore — in appena quindici minuti; il secondo rivela invece l’influenza di Wayne Shorter, con linee melodiche semplici ma armonicamente cangianti, capaci di aprirsi a molteplici interpretazioni. Questi brani testimoniano l’equilibrio perfetto tra scrittura e improvvisazione, tra controllo e libertà.
La title track “Martha’s Dance”, dedicata alla figlia di tre anni, è il cuore pulsante del disco: un ritmo in 5/4 che evoca la spontaneità infantile e la gioia pura del gioco. Qui il gruppo sembra danzare letteralmente insieme, ogni strumento con la propria voce ma con un obiettivo comune: trasformare l’emozione in suono. Il disco si chiude con “Dunkelflaute”, una ballata rarefatta che abbraccia il grigiore nordico senza mai scivolare nella tristezza: è piuttosto una riflessione poetica sul tempo e sulla quiete.
Martha’s Dance è un album che segna la nascita di un autore già compiuto. Thofte riesce a conciliare la tradizione del jazz europeo con una prospettiva fresca e personale, fatta di equilibrio, sensibilità e coraggio compositivo. Il quintetto, coeso e ispirato, trasforma ogni brano in un piccolo racconto emotivo, dimostrando che la nuova scena danese ha ancora molto da dire — e che la danza di Martha è solo l’inizio.




