2025, Greenleaf Music
- Announcement: Vigilance
- Friendly Gargoyle
- Alloy
- Fields
- The Antidote
- The Illusion of Control
- Future Community Furniture
- Standing Watch
Dave Douglas – tromba
Alexandra Ridout – tromba
Dave Adewumi – tromba
Patricia Brennan – vibrafono (e effetti/ elettronica)
Kate Pass – contrabbasso/basso
Rudy Royston – batteria/drums
In Alloy, Dave Douglas si spinge verso una formazione inusuale, mettendo al centro un “corpo” di tre trombe – con Alexandra Ridout e Dave Adewumi al suo fianco – e supportato da un trio ritmico che si potrebbe definire “radicale” (vibrafono, basso e batteria). L’idea di “lega” (alloy) è calata nel tessuto sonoro: elementi distinti che si fondono, si contaminano, creano un organismo nuovo.
L’overture è affidata ad Announcement: Vigilance e Friendly Gargoyle che stabiliscono subito l’impianto del progetto: nel primo, le trombe dialogano in sequenza, si alternano, si intersecano con un pulsare ritmico leggero ma puntuale, e presentano l’attitudine di gruppo prima ancora che di solo. Nel secondo, la sfida compositiva suggerita da Douglas (un’immagine – il gargoyle – interpretata in modi duali: amico o nemico) dà vita a un brano che gioca con contrasti timbrici, luci e ombre, in cui il vibrafono di Brennan aggiunge tessiture atmosferiche, e le trombe si muovono tra rigore e slancio.
I brani centrali – Alloy, Fields, The Antidote, The Illusion of Control – rappresentano il cuore espressivo del progetto. In Alloy la composizione costruisce armonie stratificate tra le trombe, con Douglas che guida e poi lascia emergere l’insieme; ritmo e armonia si fondono in un crescendo di pensiero collettivo. Fields si muove verso territori più sperimentali: le tre trombe si scontrano e ricompongono, vibrafono ed effetti conferiscono un’aura quasi impressionista, e il brano sfida la misura tradizionale del jazz. The Antidote propone sezioni distinte per ciascuna tromba, una forma quasi suite nella suite, che lascia spazio all’improvvisazione e alla tensione individuale prima della riformazione in gruppo. The Illusion of Control gioca con la tensione tra struttura e improvvisazione, con le trombe che “sembrano fuori controllo” fino a ricomporsi in un motif scalare deciso, sostenute da vibrafono ed elettronica.
Infine, gli ultimi due brani Future Community Furniture e Standing Watch chiudono il percorso con un senso di comunità e di responsabilità. Future Community Furniture è il pezzo più lungo, e lascia che il basso e il vibrafono prendano spazio prima che le trombe tornino protagoniste: una riflessione musicale sul futuro dell’insieme, sulla mobilità condivisa. Standing Watch è un blues implicito, una dichiarazione di presenza, squadra e sorveglianza attiva: le trombe e il vibrafono si alternano e dialogano, con la batteria di Royston che tiene quel doppio passo tra guardia attiva e celebrazione.
In conclusione, Alloy è un lavoro che conferma la capacità di Douglas di reinventare il suo contesto musicale: non un solista, ma un catalizzatore di voci parallele, un architetto di relazioni sonore. La scelta di tre trombe come front‐line, sostenute da un trio ritmico privo di piano o chitarra, rende l’insieme affine a un ensemble di musica contemporanea, pur radicato nel jazz. Il risultato è raffinato, a tratti provocatorio, sempre coinvolgente: un album che invita l’ascoltatore a partecipare a un dialogo piuttosto che a ricevere una performance.





