Home Armonia I Drops

I Drops

30
0
Gio Rossi copertina lezioni su jazzitalia di armonia jazz, lezione 15

I DROPS

Oggi parleremo di una particolare tecnica di arrangiamento chiamata “Drops”, letteralmente “lasciar cadere”, particolarmente utile per la scrittura per fiati. Fremo anche qualche considerazione su vantaggi e limiti, perché spesso questi “drops” sono visti come una soluzione facile e sostanzialmente matematica, ma vedremo che non è proprio così. Sotto….

Parti chiuse e parti late.

Ora sappiamo che un qualsiasi accordo può essere presentato a parti chiuse, ovvero quando non è possibile inserire una ulteriore  nota strutturale all’interno della disposizione, oppure a parti late, insomma, tutti gli altri casi. Quindi da una parte abbiamo un accordo che ha sostanzialmente un’unica forma, rivolti permettendo, dall’altra mille possibilità. Per comodità, ci occuperemo solo di accordi a 4 parti reali, con l’eventuale raddoppio della nota al canto. Poi capirete.

Parti strette

Poniamo il caso di avere un C maggiore, nota Do al canto e di volerlo armonizzare a 4 parti, già che ci siamo in un contesto Jazzistico. Inseriremo quindi la 6M, che è nota strutturale (la 7M è estensione). Appendiamo le altre note strutturali e otteniamo la nostra disposizione a parti strette. Se poi al canto volessimo mettere una delle altre note, avremmo le seguenti disposizioni

Nel caso volessimo raddoppiare all’ottava la nota del canto, otterremmo queste disposizioni. Fin qui tutto bene, ci arrivava anche la nonna Zibalda.

Ora, se all’interno del voicing volessimo inserire una estensione, questa andrebbe a sostituire la nota strutturale immediatamente sottostante. Nel caso di C maggiore, la 7M sostituisce la 6M, la 9M sostituisce l’ottava. In alcuni contesti, l’11 eccedente sostituisce la 3M. Una eventuale 11P dovrebbe essere considerata come appoggiatura o ritardo, dato che non è una estensione dell’accordo maggiore.

Questo non ha nulla a che fare con le note di passaggio, ovvero note strutturali della scala che collegano note strutturali dell’accordo per moto congiunto, e per la quali ci sono tecniche varie. L’argomento oggi sono i drop e non l’analisi melodica quindi, per ora, ciccia.

Parti late

Ora seguendo un processo matematico, possiamo spostare una delle voci dell’accordo all’ottava inferiore, creando di fatto delle parti late. Il nome del “drop” indica appunto quali voci spostare.

Anche in questo caso, possiamo raddoppiare la voce al canto, ottenendo disposizioni a 5 parti.

Drop misti

Naturalmente nulla vieta di utilizzare drop diversi all’interno dello stesso contesto. Può capitare di voler allargare la tessitura per avere un bel “boooo” nella parte più bassa, oppure semplicemente ci sono problemi di “range” o di timbro, che portano a scegliere un drop al posto di un altro.

E i drop 2-3 oppure 3-4?

Eh no. Tali combinazioni, piuttosto insolite nella pratica musicale, rischiano di creare buchi indesiderati all’interno della tessitura, col risultato di esporre eccessivamente alcune voci e ingolfarne altre. Tuttavia, alcune sonorità di arrangiatori ultra cosmici come Gil Evans suggeriscono disposizioni ardite, non necessariamente legate ai drop, che ne fanno un marchio di fabbrica. Io comunque suggerirei di studiare prima la tradizione e la matematica. Alle cose “wow” ci si pensa poi.

LIimiti dei drop

Ecco, la tecnica dei drop è comoda, ha un approccio matematico e va bene anche se dovete scrivere arrangiamenti in furgone/treno/aereo/, insomma, non implica un’attenzione particolare perché ci facciamo guidare dai numeri. Tuttavia, rimane un approccio “verticale”, dove le linee separate degli strumenti sono determinate dalle disposizioni degli accordi. Pur inserendo armonie di passaggio, ritardi e appoggiature, cromatismi e qualsiasi altro trattamento di bellezza, avremo sempre a che fare con qualche limite strutturale.

L’alternativa è scrivere con un approccio “orizzontale”, dove sono le linee separate a determinare la disposizione verticale delle armonie. Se state pensando a Bach ci prendete in pieno, ma è buona norma in qualsiasi genere musicale curare la melodicità delle singole parti.

Approccio orizzontale?

Si, e personalmente penso sia la maniera la migliore di scrivere, in particolare quando vi ritrovate con tre fiati, o due, e non sapete mai quale nota togliere dall’accordo e/o come condurre le linee senza che suonino “clacson”.

Li però si entra in un mondo dove anche la nonna Zibalda getta la spugna e si comincia a fare sul serio. Niente furgone/treno/aereo ma scrivania ascetica in studio ascetico con mente libera da tutto. E litri di caffè perché le cose da considerare, quando si va per linee orizzontali, sono tante.

Il risultato però (5 litri di caffè dopo) è una grande leggibilità delle parti e una esecuzione brillante, dove ogni articolazione ha senso e dove controllate tutto: timbro, estensione, abbellimenti, appoggiature, ritardi e qualsiasi cosa vi venga in mente.

Ma di questo dovremo parlare in una serie di lezioni, magari su richiesta. Nel frattempo vi lascio un esempio: un arrangiamento di un mio brano scritto con questo sistema. Per chi volesse suonarlo, invio anche le parti. Citatemi come autore e arrangiatore e sono contento così. Ok ?

Medina Lounge – The Berlin Recording – Gio Rossi

Gio Rossi

______________________________________________________

Licenza CC BY-NC-ND – Attribuzione – Non Commerciale – Non Opere Derivate

Per aggiornamenti sulle attività di Gio Rossi
www.giorossi.com/it