Aut 2025
- Try to Save the Grace
- Remember Nature
- Resonance
- Ouroboros
- The Smell out here
- Asbestos
- Burnt Plastic Bodies
- Nowhere to Hide
- Elegy
- TEMPUS EDAX RERUM
Massimo De Mattia. Flauto e oggetti di fondo
Del decadimento della società industriale, rappresentato dall’abbandono dei tanti capannoni ormai inutilizzati da tempo, chiusi e destinati allo sfacelo, si era occupato Massimo Barbiero con il suo gruppo “Enten Eller” nell’album “Ex(s)tinzione”, arricchito dai testi selezionati e montati ad arte da Franco Bergoglio. Massimo De Mattia si comporta in un modo diverso, entra dentro una fabbrica dismessa da più di trenta anni, la Mako’ di Cordenons, ramo tessile, la attraversa e cerca risonanze, suoni di rimbalzo, risposte dall’impatto con tutto quanto incontra, in legno, vetro, plastica, metallo, ovviamente imbracciando il suo strumento e costruendo, così, una specie di suite per flauto e oggetti di inciampo, si direbbe, o di confronto fisico con le macerie di uno stabilimento ormai in completo degrado.
L’opera dura trentadue minuti ed è suddivisa in dieci brani di lunghezza dissimile, da un minuto ai cinque. L’album, in pratica, documenta la performance del flautista all’interno di questo spazio, ora fatiscente, operativo fino agli anni novanta.
Nella sua incursione, De Mattia disegna traiettorie ellittiche e spiraliformi. Il flauto si inerpica, infatti, su suoni acuti, ben sopra il rigo, eseguiti a volte con la tecnica dell’ipersoffiato, per atterrare, poi, su note centrali, concatenate in sequenze prese in obliquo, mai consolatorie. Nel suo cammino dentro il cotonificio, il musicista friulano incontra oggetti di vario tipo, li scontra, li percuote ed usa, facendoli vibrare, per costruire un contraltare rumoristico o per allestire una sorta di base ritmica, inconsueta, dissonante o meglio consonante all’ incedere solistico del suo strumento.
Dopo mezz’ora il musicista conclude la sua narrazione. Sì, perché, è proprio un racconto che ci viene offerto su un piatto d’argento. Non assistiamo certo ad una descrizione di maniera di un luogo in progressivo disfacimento. De Mattia ci vuole comunicare semplicemente da che cosa è stato ispirato, stimolato, nella sua inquieta peregrinazione fra i resti di una struttura un tempo abitata e vitale. Tutto qui.
La proposta è aspra e severa. È priva, cioè, di qualsiasi tentativo di blandire il gusto medio di un pubblico abituato a ben altre sonorità, commerciali, di facile fruizione. De Mattia, in questo modo, ci informa sullo stato di salute della sua ricerca espressiva. Non ha altre ambizioni recondite. Chi è curioso di capire e seguire un percorso impervio come questo, è servito. Gli altri possono pure accomodarsi da un’altra parte, meno impegnativa intellettualmente…..