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Mediterraneo Jazz – Curva Minore Contemporary Sounds 2022

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Parco archeologico di Selinunte, Baglio Florio, 15-24 luglio 2022

Per il secondo anno consecutivo sono tornate a Selinunte le coraggiose e avvincenti proposte di Curva Minore, associazione che ha il merito di aver fatto transitare dalla Sicilia occidentale quanto di meglio esprime la scena contemporanea mondiale della musica improvvisata. L’appuntamento estivo, nella suggestiva cornice del parco, sembra meritoriamente destinato a conquistarsi continuità, data la interessante varietà delle proposte dell’associazione, sempre attenta a intercettare i nuovi fermenti della scena creativa.

La prima serata del primo fine settimana ha visto l’esordio in Sicilia di una formazione italiana insolita e innovativa, i TellKujira. Violoncello e viola, fin qui sembra l’inizio della formazione di un quartetto d’archi ma, al posto dei violini, due chitarre elettriche. Francesco GuerriAmbra Chiara MichelangeliFrancesco Diodati e Stefano Calderano hanno creato questa formazione meno di due anni addietro. Provenienti da esperienze artistiche molto diverse (Diodati uno dei più quotati e creativi chitarristi jazz, prediletto da Enrico Rava e ideatore di svariati validissimi progetti a suo nome; Calderano attivo nel jazz romano più avanzato, con un’incisione per l’etichetta Auand; Guerri violoncellista a cavallo fra musica contemporanea e libera improvvisazione, protagonista di una infinità di collaborazioni eccellenti e di pregevoli dischi; Michelangeli provetta improvvisatrice con una incisione per la portoghese Clean Feed in una formazione denominata Dròlo Ensemble), i quattro sul palco agiscono senza leader, con una concezione totalmente democratica, e svolgono un lavoro finissimo sui timbri e sul suono, preparando a tratti gli strumenti con delle mollettine, utilizzando frequentemente gli armonici, creando un flusso sonoro oscillante tra pianissimo e medio, che tenta di superare ogni steccato, ogni confine fra i generi, evocando a tratti immaginari film distopici.

Il duo Sebi Tramontana (trombone) e Luca Tilli (violoncello) ha confermato le aspettative: nel loro breve set hanno incrociato coulisse e corde in un gioco raffinato e dinamico, dove il trombonista, oltre a prodigarsi come sempre nella pratica improvvisativa della quale è uno dei maestri assoluti della scena europea, utilizzava melodicamente il fischio e la voce, adeguatamente spalleggiato dal violoncellista, seguace di Tom Cora e Tristan Honsinger. Affascinante il brano finale, una canzone dal bel testo in inglese, This is my morning song. Il Soundpainting è un linguaggio multi-disciplinare e una tecnica di direzione-composizione in tempo reale, ideata negli anni Settanta del secolo scorso dallo statunitense Walter Thompson, basata su un sistema codificato di segni in analogia a quanto fatto da Lawrence “Butch” Morris con la sua conduction.

A Selinunte il ruolo di soundpainter è andato a Giancarlo Nino Locatelli, che in un laboratorio di due giorni ha guidato un ampio gruppo di musicisti di diverse provenienze stilistiche insegnando loro il significato dei principali gesti, il cui frutto si è ascoltato nel secondo set di sabato 16 luglio. Nonostante (o forse grazie a) l’ampiezza e l’eterogeneità dell’organico (tre batterie, arpa, fiati, ecc.) il risultato musicale ha mostrato una struttura (data dalla ferrea direzione del soundpainter) e una fruibilità non scontata, sfruttando le grandi possibilità offerte dall’ensemble, creando anche ritmi suadenti, in un set fulgido e generoso, concedendo anche un bis con l’apporto di Tramontana alla voce e di Tilli.

Il duo estemporaneo fra Gabriele Mitelli (tromba e sopranino) e Cristiano Calcagnile, all’interno del Tempio di Hera, è stato dedicato da entrambi al ricordo di Lelio Giannetto. Un iniziale modulo melodico della tromba, supportato dalla fantasia ritmica di Calcagnile, per poi passare a una improvvisazione radicale al sopranino, alla tromba modificata con un bocchino da clarinetto, sempre con riferimento al modulo iniziale. Di ritorno al Baglio Florio, uno dei concerti più interessanti della rassegna, il gruppo Pipeline 8, composto da Mitelli (tromba, elettronica), Tramontana (trombone), Locatelli (clarinetti), Alberto Braida (pianoforte), Tilli (violoncello), Andrea Grossi (contrabbasso), Calcagnile (batteria) e Paolo Gaiba Riva (elettronica).

Protagonisti di un progetto pubblicato dalla benemerita etichetta We Insist!, presente al festival selinuntino con un suo stand, il cui interessantissimo catalogo è visibile a https://weinsistrecords.com/catalogue/, registrato a Pisa Jazz nel 2016 e interamente dedicato a Steve Lacy, i Pipeline 8 hanno presentato a Selinunte il loro nuovo lavoro, composizioni originali di Locatelli ispirate alla poesia dell’artista inglese-irlandese Tom Raworth (1938-2017), la cui voce registrata, dalla peculiare ritmicità, ha fatto da guida durante il set. Set che, nonostante le poco frequenti possibilità di riunire il gruppo per delle prove, ha entusiasmato per la pregnanza delle bellissime e ardue composizioni, che mescolavano jazz delle origini, momenti mingusiani, swing e walking della migliore qualità, improvvisazioni feconde, dando spazio alle grandi potenzialità dei componenti, con Tramontana e Mitelli in buona evidenza, ma anche il violoncello di Tilli, i clarinetti di Locatelli, e l’ottimo sostegno ritmico di Grossi e Calcagnile.

La ripresa del festival venerdì 22 luglio è iniziata all’insegna del miglior jazz europeo: lo Slow Fox Trio del contrabbassista tedesco Sebastian Gramss, con Hayden Chisholm, neozelandese di nascita ma stabilitosi a Colonia al sax alto e Philip Zoubek, austriaco, al pianoforte. Una grande occasione quella di poter ascoltare Gramms – già esibitosi più volte per Curva Minore con i suoi progetti Bassmasse e in contesti impro – nelle sue vesti di esecutore e compositore, alla guida di un trio di rara qualità, che ha suonato un set di altissimo livello, una felice sintesi tra un jazz contemporaneo di matrice neocool, delicato e melodico, ricco di swing e i tocchi geniali dei tre che inserivano qua e là, nelle brevi composizioni, degli elementi derivanti dalla loro frequente pratica nel campo dell’improvvisazione radicale: così l’uso della voce in sorprendenti diplofonie da parte di Chisholm, le danze delle dita di Gramms sulle corde del contrabbasso (strumento che padroneggia come pochi), il lavoro all’interno della tastiera da parte di Zoubek, in un insieme coeso e coerente.

Tre per duo” era la denominazione del primo set della serata del 24 luglio, interamente dedicata all’improvvisazione radicale. Un duo di contrabbassi (Sebastian GrammsGiuseppe Guarrella), uno di sassofoni (Hayden ChisholmTommaso Miranda) e uno di batterie (Cristiano CalcagnileDomenico Sabella). Tre momenti estremamente interessanti, senza nulla di preordinato, una sorta di rito di celebrazione della prassi improvvisativa. Senza voler fare classifiche, il maggiore impatto è stato quello del duo di batterie, forse per la natura stessa degli strumenti, o per la magica intesa creatasi. Per il secondo set, tutti sul palco per un “Inedito Septet” con l’aggiunta di Philip Zoubek al pianoforte. Un avvio ferino, con uso di alcune voci, di fatto dominato dalla forte personalità di Gramms, ma con ampio spazio per tutti, con in buona evidenza il suadente sax alto di Chisholm e i due trascinanti batteristi, per giungere attraverso differenti ottimi quadretti improvvisativi a un trascinante brano introdotto da Gramms intonato collettivamente (Mopti di Don Cherry), e chiudere con un estemporaneo tiratissimo blues avviato da Chisholm con un’armonica a bocca.

L’ultima serata del festival ha ospitato il primo concerto di una nuovissima formazione, la Monk Jazz Orchestra, nata in seno al Monk Jazz Club di Catania. Dodici elementi sul palco, fra strumenti tipici del jazz e altri di matrice etnica (mandola, oud, darbouka, tablas), per un progetto di sintesi fra jazz e world music, con una netta prevalenza del lato jazzistico. Belle composizioni di Dino Rubino, presente al pianoforte, che ha impreziosito la serata con assolo di altissima qualità, di Nello Toscano, di Toni Cattano, questi presenti solo in veste di compositori, insieme a un brano storico del jazz, Jitterbug Waltz di Fats Waller, in un arrangiamento molto curato in forma di canone, che ha ospitato un formidabile assolo di tromba di Alessandro Presti, altra colonna portante dell’orchestra. Una nuova realtà del jazz siciliano, testimonianza di una vivacità che Curva Minore si è fatta merito di valorizzare.