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Vincenzo Staiano (Solid. Quel diavolo di Scott Lafaro)

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Vincenzo Staiano (Solid. Quel diavolo di Scott Lafaro)
Arcana (2021)

La figura del mitico contrabbassista di Bill Evans e Ornette Coleman, morto in un incidente d’auto ad appena venticinque anni, ha sempre affascinato gli appassionati di jazz, nonostante il baro destino che lo ha strappato così prematuramente dalla scena musicale e dalla vita, accomunandolo nella malasorte a un altro gigante del jazz come Clifford Brown. Non si è infatti un vero ascoltatore di jazz se non si conoscono i capolavori registrati in studio e dal vivo dal trio di Bill Evans con LaFaro e Paul Motian, e ovviamente se non si conosce la rivoluzione apportata nella musica del secolo scorso dal capolavoro di Ornette, Free Jazz, nel quale LaFaro era uno dei due contrabbassisti presenti.

In Italia pochissimo era stato scritto su LaFaro, e pertanto il libro di Vincenzo Staiano va a colmare un vuoto informativo piuttosto consistente. Vincenzo, da anni direttore artistico del Festival internazionale del jazz “Rumori Mediterranei” di Roccella Ionica, in questa sua prima pregevole monografia si è avvalso, attingendone come ovvio a piene mani, della biografia di Scotty (con questo nomignolo era noto LaFaro e questo si utilizza nel libro) redatta dalla sorella Helene, pubblicata negli Stati Uniti nel 2009 con il titolo Jade Visions: the life and music of Scott Lafaro. Ma la ricerca di Staiano è andata ben oltre le notizie contenute nella biografia esistente, tenendo altresì conto di una grande quantità di contributi sull’artista, dall’intervista di Martin Williams apparsa sul periodico “Jazz Review”, a un articolo del 1968 di Jean-Pierre Binchet su “Jazz Magazine”, alla discografia curata dalla sorella nel 1996, al sito web lui dedicato nel 1998 da Charles A. Ralston, all’articolo del 2005 di Gene Lees pubblicato su “Jazzletter”, e di moltissimi altri contributi elencati nella ricca appendice bibliografica.

Lo stimolo a interessarsi in maniera approfondita a LaFaro per Staiano si deve alla scoperta delle origini italiane dell’artista, il cui nonno Rocco partì per gli Stati Uniti da Siderno, paese della Locride, alla fine dell’Ottocento. Staiano ha evitato – per quanto possibile – di ricalcare quanto già narrato da Helene LaFaro-Fernandez, orientandosi piuttosto sul rapporto fra Scotty e Bill Evans e Ornette Coleman, arricchendo la biografia di particolari attinti da una lunga corrispondenza con la stessa autrice, e attingendo alle proprie passioni letterarie, in particolare a James Joyce. Lettore colto, LaFaro era affascinato dall’irlandese, come da Rilke: ciò ha condotto Staiano a indagare sulle ripercussioni del “flusso di coscienza” joyciano sul musicista, fra l’altro argomento di discussione fra lui e Bill Evans. Ciò fino ad arrivare a una appendice, intitolata Assolo immaginario di contrabbasso, scritta senza punteggiatura con la tecnica del monologo interiore, che ripercorre parte dei fatti narrati nel libro, fino al tragico impatto finale.