3 e 5 maggio 2025
La Bimhuis è attiva dal 1974, ed è nella nuova sede di Piet Heinkade dal 2005. Uscendo dalla Stazione Centrale di Amsterdam dalla parte posteriore, la grande scritta Bimhuis è immediatamente percepibile; dopo una passeggiata di alcuni minuti si attraversa il ponte dedicato a Willem Breuker, e si entra nell’ampio edificio che ospita, tra l’altro, lo storico locale. Una programmazione che in Europa (e nel mondo) non ha eguali, un calendario quotidiano che rappresenta di fatto un canone del jazz contemporaneo più valido e avventuroso, una sala accogliente da 250 posti a sedere ma con una capienza fino a 400, una acustica che non ha un benché minimo difetto, a fianco una fornitissima caffetteria, e una tenda dietro il palco che nasconde o svela il paesaggio – e incantevoli tramonti – sul IJ.
Chi scrive ha seguito due concerti, rispettivamente il 3 e il 5 maggio 2025.
Brian Marsella ha suonato ad Amsterdam alla guida di uno dei suoi due trii acustici, quello con Trevor Dunn al contrabbasso e Kenny Wollesen alla batteria, nato alla corte di John Zorn, per il quale ha registrato innumerevoli dischi, tra cui il sesto volume delle John Zorn’s Bagatelles, Calculus, Meditations on the Tarot, The Hierophant, Intersections of Dissections, Buer (Book of Angels vol. 31). Un trio dunque estremamente affiatato e coeso, dal mirabile interplay, che è partito da alcune composizioni originali del leader, la prima caratterizzata da uno swing bruciante, per poi assestarsi su tempi medi e atmosfere più rilassanti come in No Sex in Spain, con il giusto spazio per i partner, e un Wollesen che mostra uno stile batteristico pervenuto a una sorta di “classicità”. I tre hanno proseguito con un’ulteriore composizione originale dallo swing corposo e implacabile, Explaining Extreme Topography, per poi spostarsi su territori più caratterizzati da uno spiccato senso melodico. Le atmosfere sono mutate con il passaggio ad alcune composizioni zorniane dedicate al mondo dei tarocchi, e la musica ha spiccato letteralmente il volo, poiché questo trio è una delle migliori incarnazioni dello spirito zorniano, e nell’eseguire le composizioni astratte ed enigmatiche del maestro sfoggia una tecnica prodigiosa. Il gruppo poi è tornato alle composizioni originali con le atmosfere felicemente carioca di un lungo brano dedicato a Cyro Baptista, The Southern Hemisphere Guy From Tenafly. Doverosa standing ovation finale e bis sulle note di un brano tratto dagli spettacoli dei Muppets.
Vive di certezze, e granitica determinazione, la musica deI Five Elements di Steve Coleman (oltre al leader all’alto, Jonathan Finlayson alla tromba, Rich Brown al basso e Sean Rickman alla batteria). La musica del gruppo è immutabile, unica e personalissima, con i suoi vamp iniziali all’unisono, cui segue l’ingresso della incrollabile scansione ritmica che gioca sui cambi di tempo senza mai alcuna incertezza, dando modo ai fiati di volar costantemente alto. Coleman è da svariati decenni uno dei principali innovatori del linguaggio jazzistico, ma le sue innovazioni si innestano sulla tradizione, come nell’omaggio reso senza ritmica all’Ellington più melodico, e nel bis, ovviamente in stile molto personale, alla Mona Lisa resa celebre da Nat King Cole.