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Zoe Pia e Mats Gustafsson (Rite)

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Parco della musica 2025

  1. I Shut My Eyes Like a Lock
  2. A Thousand Bird Calls
  3. Minima, Memory, Mirage

Zoe Pia: launeddas, clarinetto, percussioni, elettronica
Mats Gustafsson: flauti, sassofono baritono, clarinetto, armonica

Zoe Pia e Mats Gustafsson collaborano insieme dal 2021. L’occasione è stata loro fornita dall’ingaggio dellla clarinettista sarda nella “Fire! Orchestra”, ensemble di punta della scena nordeuropea, guidato, appunto, dal sassofonista svedese. Successivamente si è formato il duo, che si è esibito in diverse rassegne prima e dopo la registrazione in presa diretta di questo album, avvenuta nel 2023. “Rite” rappresenta, a conti fatti, una sorta di ricapitolazione della ricerca compiuta dai due all’interno delle loro performances in giro per il Vecchio Continente. La coppia opera principalmente sul suono, in tutte le sue declinazioni, con una particolare predilezione per la timbrica inconcepibile ed eterodossa. I due non sembrano, infatti, interessati a creare strutture con una loro fisionomia definita. Nel dialogo fra sassofono e clarinetto, in realtà, si appalesa una chiara intenzionalità a ricavare dai rispettivi strumenti tutto quello che possono dare fuori dalle regole codificate, dalla pratica consueta. Così Gustafson assesta secchi colpi di lingua all’ancia del sax baritono per far sentire gli schiocchi, non le note. In altri momenti il leader di Fire! Si lancia in progressioni verso l’atonale, con tutta una serie di sbuffi, di suoni sporchi,fino a far sentire il rumore stesso delle dita sulle chiavi. Non mancano, inoltre, i momenti in cui, non bastandogli gli strumenti a sua disposizione, l’improvvisatore nord europeo si lascia andare ad urlacci scomposti per esprimere meglio quello che in quel momento vuole significare.

Zoe Pia risponde al partner con un eloquio spesso nervoso sul clarinetto, troncando o aggrovigliando le note. Quando imbraccia le launeddas, o fa vibrare i campanacci, invece, si ricollega, idealmente al folklore della sua terra, frullato, però, da una sensibilità ultra-contemporanea. L’ancestrale incontra, in questo caso, il futuro. In sovrappiù la musicista isolana si destreggia con l’elettronica, privilegiando,nello specifico, una ripetitività ossessiva.

Nello scambio fra i due strumentisti, poi,  non ci sono appigli a cui aggrapparsi, appoggi su cui sostenersi, concordati a monte. Si procede a tastoni, per impulsi, per invenzioni istantanee, su una spessa coltre elettronica che fa quasi da bordone al discorso comune in un’atmosfera generalmente cupa, piuttosto claustrofobica.

“Rite”, a conti fatti, è la testimonianza di un lavoro di assoluto rigore formale, o meglio, informale. L’ascolto dell’album, però, è francamente faticoso. La proposta inclina sul cerebrale, infatti, e si ha l’impressione che i due protagonisti dell’incisione, a volte, non riescano proprio a far comunicare i rispettivi linguaggi. Da due artisti del calibro di Mats Gustafson e Zoe Pia, in conclusione, ci si poteva aspettare certamente qualcosa di più.