Alfamusic 2025
- Calanchi
- Zingarota
- Chitarra si’ di lignu
- Focu e Palimbi
- A ballu
- Palori d’amuri
- Malaspina
- Regina di li Hiuri
- Basta n’accordu
- Senduki
- Paru cerca paru
- Calanchi
Ettore Castagna: lira, chitarra elettrica, malarruni ( scacciapensieri), voce
Peppe Costa (YoSonu): batteria ed elettronica, voce
Mimmo Morello: zampogne, fiati, voce
Elisa Surace: voce, tamburelloCarmine Torchia: basso elettrico, voce
Ettore Castagna, dopo il cd inciso da titolare unico, pur con un numero cospicuo di ospiti, “Eremia” , torna al lavoro in equipe con questo nuovo gruppo, completato da quattro musicisti calabresi, tutti polistrumentisti, sintonizzati, al pari del leader, su un modo analogo di intendere il repertorio tradizionale, come materiale da rileggere e attualizzare, cioè, secondo una concezione aperta alle intrusioni e alle contaminazioni stilistiche. Il disco è composto da undici brani. In otto pezzi le parole sono riprese dalla tradizione orale calabrese, in due, invece, i testi sono dei componenti stessi di “Senduki” come del resto tutte le musiche dell’album.
Nel disco si ascolta una proposta dalla chiara vena melodica popolare, dal ritmo trascinante, che sa di balli scatenati, in piazza, durante le feste di paese, con un sottofondo, però, inzuppato nella techno, nel dub. Con un’immagine un po’ estrema si potrebbe ipotizzare che il quintetto abbia voluto traslare il suono delle danze del meridione per elaborare la colonna sonora di un ipotetico rave-folk party, con adeguati adattamenti, per l’occasione….
Ettore Castagna, oltre a cantare, dà di piglio a diversi strumenti, fra cui la chitarra battente, specialità della casa, contribuendo non poco alla creazione di un sound antico e ultra-moderno, pari alle intenzioni del gruppo, di far incontrare/scontrare strumenti elettrici del presente con quelli dei padri o dei nonni, dalla zampogna allo scacciapensieri. Il messaggio è chiaro ed evidente. Le launeddas o la lira non sono arnesi da museo, ma mezzi vivi e vibranti per realizzare una possibile e feconda musica contemporanea.
Fra gli altri componenti della formazione si distingue, in particolare, Elisa Surace, che sfoggia una voce penetrante e selvatica, espressiva più che mai, accompagnandosi con l’immancabile tamburello.
Peppe Costa assicura, da parte sua, una scansione ritmica cadenzata e ossessiva, anche aiutandosi con l’elettronica, per ambientare in un tempo residuale, o proprio fuori dal nostro tempo, una proposta che, per principio, rifugge dal “digitale irreale” e dal “fast food” artistico, secondo quanto si legge nella presentazione di “Strania”.
Mimmo Morello suona vari tipi di strumento a fiato, non solo, e sparge sonorità di un folk potenziato, rinforzato ad arte, in ogni traccia dell’opera.
Carmine Torchia garantisce un sostegno continuo e regolare. Non si mette in mostra ma c’è.
“Strania”, in conclusione, è un atto di rispetto e di amore verso la tradizione della terra di Calabria, verso una “realtà residuale” sì, nei confronti di un immaginario collettivo che rischia l’estinzione, se non viene preso in mano da chi sa renderlo pulsante e vitale, per dare “gioia e far ballare” pure il pubblico di oggi.







