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John Surman (Words Unspoken)

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2024, ECM Records

  1.  Pebble Dance
    2. Words Unspoken
    3. Graviola
    4. Flower in Aspic
    5. Precipice
    6. Around The Edges
    7. Onich Ceilidh
    8. Belay That
    9. Bitter Aloe
    10. Hawksmoor

John Surman: sassofono baritono, sassofono soprano e clarinetto basso
Rob Luft: chitarra
Rob Waring: vibrafono
Thomas Strønen: batteria

“Words Unspoken” è un’opera che riflette una nuova fase nella carriera di Surman, caratterizzata da una fusione di minimalismo e interazione dinamica tra i musicisti. L’album mostra Surman circondato da una band di giovani talenti, con la quale esplora nuove dimensioni sonore mantenendo un legame con le sue radici jazzistiche. Il tutto naviga tra jazz da camera, avanguardia e folk sognante, offrendo un percorso sonoro che riflette le ampie vedute musicali di Surman.

L’album si apre con “Pebble Dance“, che introduce l’ascoltatore a un mondo di suoni ricco di delicatezza e riflessione. Il brano successivo, “Words Unspoken“, approfondisce questo dialogo introspettivo, con Surman che esplora la gamma emotiva dei suoi strumenti. “Graviola” e “Flower In Aspic” continuano il viaggio attraverso paesaggi sonori evocativi, il primo con toni meditativi e il secondo con un’atmosfera quasi onirica. Con “Precipice“, l’album assume toni più audaci, seguito dalla contemplativa “Around The Edges“. “Onich Ceilidh” porta un vivace spirito celtico, seguito da “Belay That“, che introduce un senso di suspense. “Bitter Aloe” e “Hawksmoor” concludono l’album, il primo con una peculiarità riflessiva e il secondo con un ritmo incalzante che sembra riassumere l’intero viaggio musicale.

Words Unspoken” si rivela un’esperienza di ascolto profonda, parla direttamente all’anima, e mette in luce la maestria di Surman e il talento dei musicisti che lo accompagnano nel trasmettere storie ed emozioni attraverso il linguaggio universale della musica. L’album, con la sua raffinata fusione di stili e la sua capacità di tessere intricati dialoghi musicali, è una testimonianza dell’evoluzione continua di Surman nel panorama jazzistico. È un’opera che merita di essere ascoltata più volte, scoprendo nuovi strati ad ogni ascolto garantendo l’esplorazione di nuove dimensioni sonore.